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I NEURONI SPECCHIO

30/11/2020 23:36

Dr.ssa Gaia Guggeri

Neuroni specchio, Mirror neurons, Neurofisiologia, Neurobiologia,

neuroni specchio

La scoperta dei neuroni specchio ha permesso di rilevare una coincidenza tra parte visiva e parte motoria del cervello. Esso implica l’esistenza di un meccani



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Negli anni ’90


presso l’Istituto di Neurofisiologia di Parma, un gruppo di scienziati guidati


dal professor Giacomo Rizzolatti, compì ricerche sui neuroni motori della


scimmia e scoprì un tipo di neuroni che avevano la caratteristica di attivarsi


-sia quando la


scimmia afferrava un oggetto


- sia quando


vedeva una persona che afferrava l’oggetto.


Questa scoperta ha rilevato una


coincidenza tra parte visiva e parte motoria del cervello.


MA COSA SONO I NEURONI?



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Il nostro sistema


nervoso cerebrale è costituito da particolari cellule, dette neuroni, che hanno


un corpo cellulare e una “coda” con la quale comunicano con gli altri neuroni.


Questi neuroni costituiscono una rete e “parlano” tra di loro, cioè generano


dei potenziali elettrici che si chiamano “potenziali d’azione”, che sono tutti


uguali tra di loro. Quando un neurone si attiva,  “spara”  (“spiring”) e produce questi potenziali.


Questo linguaggio è comune sia per i potenziali motori che per quelli visivi.


In pratica, i nostri recettori trasformano gli stimoli esterni in segnali e


questi segnali poi viaggiano nel Sistema Nervoso.


 


COME SONO STATI SCOPERTI


QUESTI NEURONI? SCOPERTA VOLUTA O FORTUNATA?


Come sostiene lo stesso


Rizzolatti, il suo gruppo non stava cercando questo gruppo neuronale. La loro


ricerca si basava sullo studio di ogni singolo neurone per osservare con quale


particolare stimolo specifico “sparasse”, sulla base dell’idea che ogni neurone


ha una storia da raccontare. Ma la scienza, non supportata dalla genialità, non


ha gran successo. Infatti normalmente il sistema motorio, in questo caso della


scimmia, viene studiato come se fosse una macchina, valutando quindi dimensioni


quali la velocità, la forza, l’accelerazione. Rizzolatti, invece utilizzò un


approccio etologico, proprio per la sua idea che ogni neurone avesse una storia


da raccontare. Negli studi sulla scimmia, egli utilizzò quindi il gioco (ad


esempio le dava da mangiare, le sottraeva il cibo, lo spezzava davanti a


lei, guardava come mangiava e quale


espressione avesse se il cibo era cattivo ecc.…). Da queste osservazioni, venne


compiuto un esperimento che consisteva in vari step.


1.Inizialmente si face afferrare


ad una scimmia macaco (primate con alto grado di socialità) una arancia:


ovviamente il neurone dell’afferramento sparava, cioè si attivava.


2. In seguito si fece


vedere alla scimmia una persona postale di fronte che afferrava il frutto: il


neurone della scimmia si attivava e partiva una scarica.



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3.


 Successivamente la persona


rifaceva lo stesso gesto ma mimandolo, cioè senza la presenza della arancia: il


neurone non si attivava perché per una


scimmia il gesto mimato non ha senso e quindi il neurone non “spara”.


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4. Infine, dopo averle fatto


vedere l’arancia, gliela si nascondeva alla vista e la persona effettuava il


gesto di afferrarla, quindi la scimmia vedeva solo il gesto di muovere il


braccio: il neurone si attivava. Questo perché questo neurone, pur essendo un


neurone dell’afferramento riesce a rappresentarsi l’azione, cioè vi è la


trasformazione di una rappresentazione visiva in una rappresentazione motoria.


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Questi


neuroni vennero chiamati “neuroni specchio” o “mirror neurons”, proprio per


enfatizzare questa loro capacità di rispecchiare una specifica azione motoria


nel cervello dell’osservatore.                                           


E NELL’UOMO?


L’uomo è


un animale eminentemente sociale la cui vita dipende dalla capacità di capire


cosa fanno gli altri, comprendendone le intenzioni e interpretandone i


sentimenti. Senza questa capacità gli esseri umani non riuscirebbero a


interagire gli uni con gli altri, né tanto meno a creare forme di convivenza


sociale.


Secondo il


punto di vista tradizionale, le azioni degli altri, come pure le loro


intenzioni e le loro emozioni, sono comprese mediante un processo


inferenziale, cioè logico, sostanzialmente simile a quello che usiamo per


individuare le cause di fenomeni puramente fisici. In base a questo punto di


vista, quando osserviamo una persona agire, il nostro sistema nervoso capta,


mediante la vista e le altre modalità sensoriali, una serie di informazioni che


un complesso apparato cognitivo elabora e paragona con precedenti esperienze


simili. Alla fine di questo processo l’osservatore ha capito


cosa fanno gli altri e quali sono le loro intenzioni.


La


scoperta dei mirror neurons ha messo in luce l’esistenza di un meccanismo di


comprensione grazie al quale le azioni eseguite dagli altri, captate dai


sistemi sensoriali, sono automaticamente (quindi senza la necessità di


un processo logico-deduttivo) trasferite al sistema motorio dell’osservatore,


permettendogli così di avere una copia motoria del comportamento osservato,


quasi fosse lui stesso a eseguirlo.


Per avere


un’idea del meccanismo neurofisiologico alla base di questa comprensione


consideriamo un esempio che propone proprio Rizzolatti. Pensiamo a cosa succede


quando afferriamo una tazzina di caffè: quando compiamo quest’azione sappiamo


cosa stiamo facendo. Tale conoscenza corrisponde all’attivazione di una serie


di neuroni motori che preparano l’atto dell’afferrare la tazzina. Quando


osserviamo un altro soggetto che afferra una tazzina, gli stessi neuroni motori


che si sono attivati durante il nostro atto motorio si attivano di nuovo,


dandoci così la rappresentazione motoria (detta anche atto motorio


potenziale) dell’atto compiuto dall’altro. Io quindi capisco cosa l’altro


sta facendo perché l’atto motorio potenziale generato dall’osservazione


dell’altro corrisponde a quello che io genero volontariamente quando preparo o


eseguo lo stesso atto. Ecco in breve il meccanismo specchio.


 


I NEURONI


SPECCHIO SONO INNATI O ACQUISITI?


Questa


domanda è stata ed è tutt’ora molto dibattuta. Anche in questo caso ci viene in


aiuto l’attività sperimentale. In un primo studio è stata esaminata l’intensità


di attivazione del sistema specchio in ballerini di danza classica, in esperti


di capoeira e in persone che non avevano mai danzato. Lo scopo dell’esperimento


era quello di stabilire se le aree cerebrali di pertinenza del sistema specchio


si attivavano in maniera diversa secondo l’esperienza nella danza dei vari


individui. I risultati hanno mostrato che l’osservazione di passi di capoeira


attiva il sistema dei neuroni specchio maggiormente negli esperti di capoeira


rispetto ai ballerini classici e ai principianti. Viceversa, l’attivazione nei


ballerini classici era maggiore quando osservavano un balletto classico


rispetto alla capoeira. Questo esperimento (in realtà molto più complesso e


articolato) ci farebbe propendere per la teoria dell’apprendimento, confermata


da molti altri esperimenti ( es. il bambino che gattone, le cui aree motorie


non si attivano se vede bambini camminare ma si attivano se li vede gattonare).


La maggior


parte degli autori, tuttavia, sono convinti che c’è una piccola quantità di


neuroni specchio che sono presenti alla nascita e sono quelli che permettono il


rapporto madre – bambino immediato. C’è l’esperimento classico di Meltzoff che


lo dimostrerebbe: se ad un neonato appena uscito dal grembo materno gli si mostra


la lingua lui risponde protrudendo la lingua: quindi ha già dei meccanismi


sociali di risposta, probabilmente legati ai neuroni specchio.


ll sistema


dei neuroni specchio è, quindi, considerato una delle più grandi scoperte del


‘900. Esso implica l’esistenza di un meccanismo che consente all’uomo di


comprendere immediatamente il significato delle azioni altrui.


Oggi il


mondo scientifico conosce la sua organizzazione anatomica e il suo funzionamento.


Esistono, però, varie lacune, ad esempio capire il modo in cui si sviluppa, o


se questi neuroni siano innati o meno. Per questo, il sistema specchio è rimane


ancora oggi oggetto di studio per molti ricercatori.  


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