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GAIA GUGGERI

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TECNICHE DI NEUROIMAGING

30/11/2020 22:17

Dr.ssa Gaia Guggeri

neuroimaging,

TECNICHE DI NEUROIMAGING

Le tecniche di studio del cervello hanno permesso lo studio delle modificazioni cerebrali nelle patologie organiche e psichiatriche


Lo scopo primario delle tecniche di neuroimmagine è quello di


studiare la struttura e la funzione del sistema nervoso centrale. Le diverse


tecniche di brain imaging si dividono in 2 grandi categorie:


1) METODI DI VISUALIZZAZIONE STRUTTURALE: studiano la forma del


cervello e la presenza di strutture patologiche (tumori, emorragie, infarti)


 2) METODI DI


VISUALIZZAZIONE FUNZIONALE: Servono ad investigare quali aree


cerebrali svolgono una determinata funzione, la sequenza di attivazione delle


aree coinvolte in un compito, e l’effetto su queste aree di varie patologie


neurologiche (lesioni) e psichiatriche.


 


 


1) METODI DI VISUALIZZAZIONE STRUTTURALE





rmn2png




 


 - Angiografia


 - Tomografia computerizzata (CT scan)


 - Risonanza magnetica nucleare (NMR)



Sezione sagittale della


RMN


 


2) METODI DI VISUALIZZAZIONE FUNZIONALE


Questi metodi, a loro volta, si


dividono in diretti e indiretti


A)


METODI DI VISUALIZZAZIONE DIRETTI


                Sono


metodi di registrazione del potenziale elettrico cerebrale


-        


EEG


-        


Potenziali evento.correlati (ERP)


-        


Magneto-encefalografia


 


1) EEG



L’Elettroencefalogramma è un test che misura e registra l’attività


elettrica del cervello. Speciali sensori, chiamati elettrodi, vengono applicati


alla testa e collegati tramite dei cavi ad un computer. Il computer registra


l’attività elettrica cerebrale su uno schermo o su carta sotto forma di piccole


onde. Particolari condizioni, come le convulsioni, possono essere viste tramite


il cambiamento del fisiologico pattern dell’attività elettrica cerebrale.



Esempi di modificazioni dell’EEG


 


eegpng



2) ERP (Event-Related Potentials)


Gli ERP rappresentano


modificazioni del segnale EEG (variazioni del potenziale elettrico) che fanno


seguito ad uno stimolo (ad es, visivo, somestesico o uditivo). Gli ERP


riflettono:


- processi sensoriali EVOCATI dallo stimolo fisico;


- attività neuronale legata alla preparazione motoria;


- Processi cognitivi che dipendono dal compito in cui il soggetto è


impegnato (ad es, prestare attenzione ad una posizione spaziale).


 



3) MEG (Magneto-encelografia)


La Magneto-encefalografia (MEG) è


la misura del debole campo magnetico generato dall’attività elettrica dei


neuroni cerebrali. Misurando il campo magnetico evocato dalla presentazione di


stimoli sensoriali, la MEG permette di costruire una mappa dell’organizzazione


funzionale del cervello. La MEG può essere usata come strumento per lo studio


del cervello sia normale che patologico.


Attraverso la MEG, i campi


magnetici generati dalle correnti elettriche neuronali sono misurati


all’esterno (scalpo) mediante sensori superconduttori.


 


B) METODI DI VISUALIZZAZIONE


INDIRETTI


-        


Tomografia ad emissione di protoni (PET)


-        


Risonanza magnetica funzionale (fMRI o


functional Magnetic Resonance Imaging)


1) TOMOGRAFIA AD EMISSIONE DI POSITRONI (PET) E TOMOGRAFIA AD


EMISSIONE DI UN SINGOLO FOTONE (SPECT))



La PET è una metodica di visualizzazione indiretta dell’attività


cerebrale che consente la produzione di bioimmagini basate sulla misurazione


del metabolismo cellulare. Il suo meccanismo d’azione si fonda sull’assunto che


l’attivazione di una specifica area cerebrale, legata per esempio ad una


determinata funzione cognitiva, comporti un aumento della richiesta e


dell’apporto di substrati metabolici. Su questi presupposti si somministrano al


soggetto tracciati marcati con sostanze radioattive che, entrando nel circolo


sanguigno, possono essere localizzate da uno scanner tramite appositi


rilevatori secondo il principio chiamato “rilevamento per coincidenza”,


restituendoci quindi immagini dettagliate del substrato cerebrale.


Parallelamente alla PET, anche la Tomografia ad emissione di singolo fotone


(SPECT) sfrutta l’azione di un composto marcato iniettato nel flusso sanguigno.


Tale tecnica è molto semplice e meno costosa rispetto alla PET, ma di contro


offre immagini qualitativamente meno accurate e con minor risoluzione spaziale.


Il primo studio PET di


attivazione funzionale nell’ uomo è stato pubblicato su Nature nel 1988.


Includeva cinque diverse condizioni: T0 = riposo T1 = lettura di parole T2 =


ascolto di parole T3 = ripetizione di parole ascoltate T4 = generazione di un


verbo correlato alla parola ascoltata (mela: mangiare)


petpng



 



 


pet deppng




2) Risonanza magnetica funzionale (functional


magnetic resonance imaging -  fMRI)




La nascita della risonanza magnetica funzionale (fMRI) risale al 1990 e ci ha


permesso di studiare le variazioni temporali del metabolismo cellulare in aree


cerebrali target. Oggi è divenuta il metodo preminente per la misurazione non


invasiva dell’attività del cervello.


Tutta l’attività dei neuroni,


richiede un apporto energetico tramite Adenosina trifosfato (ATP). Tale


nucleotide viene prodotto dall’ossigenazione glicolitica del glucosio.


L’aumento del fabbisogno energetico locale comporta quindi l’up-regulation di


ossigeno con conseguente dilatazione dei vasi sanguigni. Sono questi i processi


biologici che la risonanza magnetica registra, permettendo di rilevare


l’attività neurale attraverso l’aumento del flusso sanguigno cerebrale locale


(CBF) e le variazioni nella concentrazione di ossigeno (tecnica Blood


oxygenation level dependent – BOLD). Quando una’ area del cervello è attiva in


un compito, si produce un aumento regionale del flusso ematico, e del rilascio


di ossigeno. Poiché l’aumento di flusso ematico eccede la capacità del tessuto


nervoso di utilizzare l’ossigeno ematico fornito all’ area, nell’ area attiva


si crea un aumento relativo di ossiemoglobina e una riduzione di


desossiemoglobina. La riduzione relativa di desossemoglobina (che distorce il


campo magnetico) nella regione attiva provoca un aumento dell’intensità del


segnale fMRI. Questi parametri ci consentono di comprendere le variazioni


dell’intensità dell’immagine MRI, fornendo scansioni anatomiche ad alta


risoluzione. La fMRI è una tecnica non invasiva, molto usata sia in ambito di


ricerca sia in ambito clinico, proprio per la sua facilità di impiego.


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